Partire da Torino, città capitale delle Alpi, per raggiungere il campo base del K2, in Pakistan, utilizzando solo autobus, treni e le proprie gambe. Un modo per dimostrare concretamente che le montagne sono avvicinabili in modo sostenibile, che è possibile lasciare l’auto a casa e vivere un’avventura. La mia si è sviluppata su un itinerario di oltre 12mila chilometri, attraverso Europa, Bielorussia, Russia, Kazakistan, Cina e Pakistan. Un incontro di culture, la scoperta di una porzione di mondo complessa, fragile, instabile, ma estremamente affascinante. Un unicum culturale che mi ha accolto chilometro dopo chilometro, fino a consegnarmi alla testata del ghiacciaio Baltoro.
L’ho risalito in 4 giorni, con un amico, e fino all’ultimo il K2 si è fatto attendere, come il più pregiato tra i desideri umani. Al campo Concordia, dove finalmente si sarebbe dovuto rivelare allo sguardo, un muro bianco di nebbia e una profonda delusione, placata solo da un vorticoso turbine di vento che nel giro di qualche minuto scompiglia l’orizzonte regalandomi finalmente l’agognata vista della piramide del K2.